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Per quanto riguarda la Chirurgia Plastica Ricostruttiva effettuata in ospedale pubblico o clinica privata accreditata le spese per le visite e l’intervento sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Se si ricorre, invece, a polizze sanitarie e a medici convenzionati i costi dell’operazione sono determinati da appositi tariffari. Alcune compagnie assicuratrici prevedono uno scoperto a carico del paziente per cui il consiglio è di informarsi prima dell’operazioni su questo aspetto. I costi, infine, in ambito privato di un’operazione di Chirurgia Plastica Ricostruttiva (ad esempio l’asportazione chirurgica di una lesione cutanea) variano molto da città a città e sono condizionati dal fatto che siano effettuati in un ambulatorio chirurgico piuttosto che in una clinica oppure dalla presenza o meno di un anestesista durante l’operazione.

Per quanto attiene, invece, alla Chirurgia Plastica Estetica i costi sono esclusivamente a carico del paziente. Anche in questo caso essi variano molto da città a città e da professionista a professionista. Il comportamento ideale è quello di rivolgersi ad almeno due o tre specialisti per una visita medica preliminare ottenendo da loro anche i relativi preventivi (ovviamente comprensivi di tutte le spese ossia clinica, se necessaria, anestesista, equipe chirurgica, protesi se previste, visite e medicazioni post-operatorie). Questi preventivi vanno poi confrontati per capire se il “prodotto” che state acquistando è comparabile (il preventivo per un’operazione in anestesia locale è diverso da quello per un’operazione in anestesia generale). Se vi sono delle differenze è importante che queste siano discusse con il medico per capire le motivazioni che lo portano a proporre una scelta piuttosto che un’altra. In linea di massima bisogna diffidare dei preventivi eccessivamente bassi perché non in linea con i costi del mercato (se un preventivo è troppo economico evidentemente il chirurgo sta risparmiando su qualcuna delle voci e ciò potrebbe essere fatto a scapito degli standard di sicurezza) ma anche i preventivi troppo alti andrebbero scartati perché non sempre sono giustificati. Infine, ricordate che sempre più studi medici sono convenzionati con società che finanziano gli interventi chirurgici con rate fino a 4 anni e tassi di interesse molto convenienti.

Per quanto attiene alla Chirurgia Plastica Ricostruttiva, se effettata in ambito pubblico ossia in ospedale piuttosto che in una cinica privata accreditata, non è prevista la possibilità di scegliere il proprio chirurgo per problemi di tipo organizzativo. Tenete presente che il primario del reparto dove vi operate è sempre responsabile dell’operato dei suoi collaboratori e quindi è tenuto a vigilare sul loro operato. Se invece utilizzate un’assicurazione privata o pagate personalmente potete scegliere il medico di vostra fiducia oltre che ovviamente il luogo e la data dell’operazione. Per essere sicuri che il vostro chirurgo sia specialista in Chirurgia Plastica potete chiederlo direttamente a lui nel corso della visita oppure verificarlo presso l’Ordine dei Medici della vostra città, tenendo presente però che alcuni chirurghi non hanno mai comunicato la loro specializzazione e quindi non risultano specialisti pur essendolo in realtà.

Per quanto riguarda la Chirurgia Plastica Estetica molto spesso i pazienti sono portati a pensare al chirurgo estetico come ad una specie di artista i cui successi dipendono essenzialmente dal suo buon “senso estetico”. In realtà il chirurgo plastico estetico è un medico che esercita un’attività chirurgica vera e propria, regolata da principi biologici ben definiti (che come detto sono gli stessi della Chirurgia Ricostruttiva) il cui rispetto è essenziale sia per ottenere risultati naturali e stabili nel tempo sia, soprattutto, per evitare i problemi, piccoli o grandi che siano, che possono interferire con un normale decorso post-operatorio.

Ecco perché è importante che i pazienti non sottovalutino la scelta del medico cui si rivolgono per un intervento estetico e puntino decisamente ad una Chirurgia Estetica di qualità che significa prima di tutto affidarsi a medici specialisti in Chirurgia Plastica che siano professionisti dediti esclusivamente alla Chirurgia Estetica e che, allo stesso tempo, possano vantare nel corso della loro carriera un’adeguata preparazione anche nel campo della Chirurgia Plastica Ricostruttiva.  Un tale professionista ovviamente si circonderà di collaboratori all’altezza, opererà in strutture sanitarie di alto livello ed utilizzerà protesi e materiali di prima qualità.

FILLERS

Questa parola è un’abbreviazione del termine inglese “dermal filler” ossia riempitivo cutaneo. Si tratta di sostanze utilizzate in medicina estetica principalmente per riempire rughe o solchi del volto ma che possono essere usate con successo anche per aumentare il volume degli zigomi o del mento, per modellare ed aumentare il volume delle labbra, per correggere cicatrici di piccole dimensioni come quelle da acne o ancora per rimodellare in alcuni punti il naso sia in alternativa ad un intervento chirurgico di rinoplastica sia per perfezionarlo.

I fillers si dividono in due categorie fondamentali che sono: quella dei prodotti riassorbibili e quella dei prodotti non riassorbibili. Alla prima categoria appartengono i fillers più conosciuti ed anche i più utilizzati come ad esempio il collagene o l’acido ialuronico. Si tratta di sostanze di origine in alcuni casi animale (per le quali è necessario un test preliminare) ed in altri bio-sintetica (come l’acido jaluronico) che una volta iniettate sotto la pelle entrano a far parte del normale metabolismo cutaneo per cui vengono spontaneamente degradate da alcuni enzimi della pelle ed eliminate completamente nel giro di 4-6 mesi. Alcuni fillers riassorbibili, come la idrossiapatite, hanno un tempo di eliminazione molto più lungo (circa 4-5 volte quello dell’acido jaluronico) e quindi garantiscono risultati più duraturi e stabili nel tempo. I fillers non riassorbibili (come il silicone o altre resine plastiche) sono prodotti di origine sintetica che non vengono eliminati dall’organismo. Questo effetto, apparentemente positivo, in realtà è causa spesso di reazioni allergiche o di vere e proprie estrusioni e migrazioni del materiale impiantato per cui il loro utilizzo viene in genere sconsigliato. Meglio infatti sottoporsi a due-tre sedute di microiniezioni di acido jaluronico ogni anno o a una seduta di microiniezioni con idrossiapatite ogni 2 anni senza correre alcun rischio che non cercare un risultato permanente a fronte di possibili importanti problemi di salute.

BOTULINO

I trattamenti estetici con la tossina botulinica costituiscono la grande novità nelle cure di bellezza non chirurgiche. In realtà l’utilizzo in campo medico di questo prodotto risale a più di 30 anni fa mentre le prime applicazioni in ambito estetico a circa 15 anni fa. Tuttavia è stato soltanto di recente, con l’applicazione di alcune disposizioni di legge che consentono l’uso di questo farmaco anche in ambulatorio e non soltanto in ospedale, che le microiniezioni di tossina botulinica hanno avuto il massimo successo. In effetti si tratta di un trattamento molto semplice, indolore ed assolutamente sicuro grazie al quale si ottiene un rilassamento selettivo dei muscoli del viso responsabili della formazione delle rughe tra le sopracciglia, nella fronte ed intorno agli occhi ed alla bocca. L’effetto di una seduta, a differenza di quanto avviene per i “dermal fillers” , non è immediato e compare dopo circa 5 giorni per durare un periodo variabile da individua ad individuo ma comunque compreso tra i 3 ed i 6 mesi. Sguardi spalancati, visi di ghiaccio e inespressivi non sono i risultati normali della tossina botulinica ma gli effetti, per fortuna rari, di trattamenti esagerati o male eseguiti. L’obbiettivo, infatti, è un altro ed è quello di migliorare l’estetica del volto fornendo al viso un aspetto più giovane e più rilassato. Un ultimo consiglio riguarda i costi della cura: il farmaco autorizzato è ancora oggi venduto in Italia esclusiva assoluta da una sola ditta e chiaramente i costi del suo acquisto sono abbastanza elevati; tuttavia diffidate da chi propone trattamenti a prezzi super scontati perché è probabile che si usino prodotti di importazione illegale non autorizzati che nella maggior parte dei casi danno risultati meno prevedibili e duraturi ma che qualche volta possono anche essere dannosi per la salute del paziente. (visita anche www.osservatoriobotulino.org)

Le prime protesi mammarie in silicone risalgono agli inizi degli anni ’60 e sono frutto della geniale intuizione di un brillante chirurgo americano di nome Thomas Cronin. Si trattava di protesi rotonde, con una sottile parete liscia in silicone e contenenti un gel sempre di silicone molto fluido. Queste protesi presentavano alcuni svantaggi tra cui il cosiddetto “bleeding” o in italiano “sgocciolamento” ossia la fuoriuscita di microparticelle di silicone attraverso l’involucro della protesi. Per ovviare a tale problema le protesi di seconda generazione sono state prodotte con una parete più spessa ed un gel meno fluido e più compatto. In questo modo si provvedeva ad eliminare un altro problema frequente con le prime protesi e cioè lo “spieghettamento” della parete che, nei casi di pazienti con pelle sottile ed impianto mammario sopramuscolare, poteva anche creare un brutto effetto estetico soprattutto a livello dei quadranti mediali delle mammelle. Un ulteriore evoluzione è stata la “testurizzazione” vale a dire un trattamento particolare con cui la superficie delle protesi mammarie viene trasformata da liscia a rugosa. Questo particolare aspetto migliora l’accettazione della protesi da parte dell’organismo femminile in quanto riduce di molto il rischio di contrattura capsulare (termine che indica un ispessimento ed una retrazione della capsula fibrosa che normalmente si forma intorno alla protesi mammaria con deformazione estetica della mammella e, nei casi più gravi, anche dolore). La terza generazione di protesi mammarie (quella attuale) è formata da protesi mammarie con parete ancora più spessa che elimina completamente qualsiasi fenomeno di “bleeding” e gel siliconico all’interno molto coesivo e compatto, tale per cui se anche la protesi dovesse rompersi no vi sarebbe alcuna fuoriuscita di silicone all’esterno.

Le ditte produttrici di impianti mammari offrono protesi molto diverse per dimensione per forma. Quest’ultima può essere rotonda (a basso, medio ed alto profilo) oppure a “goccia” ossia anatomica. Alcune ditte vendono protesi mammarie ricoperte in schiuma di poliuretano che secondo alcune ricerche sembra ridurre ulteriormente il rischio d contrattura capsulare.

Molti studi negli anni passati hanno dimostrato in modo chiaro ed insindacabile l’assoluta innocuità delle protesi mammarie che, per altro, se posizionate in un piano sottomuscolare non interferiscono nemmeno con qualsiasi indagine strumentale (ecografia o mammografia) utile per una diagnosi precoce di tumore mammario. Le protesi quindi non aumentano il rischio di cancro della mammella ed addirittura, secondo alcuni studi italiani, proteggono le donne dalle neoplasie mammarie gravi in quanto richiedendo controlli clinici periodici consentono di diagnosticare tumori del seno anche in uno stadio molto precoce.

Un altro timore infondato sulle protesi mammarie è che possano scoppiare in aereo. Questa leggenda metropolitana è nata dopo che un’attrice aveva riferito tale circostanza durante un volo in aereoplano. Come molti sanno nella cabina degli aerei moderni c’è un sistema di pressurizzazione automatico per cui viene creata una pressione in cabina pari a quella che c’è in montagna (ad esempio a Cervinia). Se bastasse questo calo di pressione per avere la rottura di una protesi mammaria tutte le donne con protesi che vanno a sciare avrebbero lo stesso problema! E’ chiaro quindi che si tratta di una falsa notizia creata ad arte per attirare la curiosità dei lettori di riviste alla moda.

Come il Sistema Sanitario Nazionale (S.S.N.) anche tutte le polizze assicurative di tipo sanitario non prevedono la copertura delle spese per interventi di Chirurgia Plastica Estetica.

La maggior parte di questi contratti, invece, risarcisce completamente gli interventi di Chirurgia Plastica Ricotruttiva. Tra le prestazioni più frequentemente rimborsate abbiamo l’asportazione di tumori cutanei, benigni o maligni (compresa la relativa ricostruzione per mezzo di innesti o lembi), la ricostruzione mammaria dopo mastectomia (in questo caso sono inclusi anche i costi dell’espansore e della protesi mammaria definitva), la correzione chirurgica delle cicatrici del viso o del corpo (purchè conseguenti a eventi successivi alla stipula della polizza), tutte le ricostruzioni conseguenti a traumi (con lo stesso limite evidenziato per le cicatrici), la correzione chirurgica di ginecomastia mono o bilaterale (in questo caso è opportuno allegare alla richiesta una ecografia mammaria ed un esame istologico del pezzo operatorio).

Alcuni fondi assicurativi, come ad esempio il FASI, rimborsano anche le cure chirurgiche per malformazioni congenite del volto, delle mani, dei piedi o della mammella che al contrario sono escluse dalla maggior parte delle altre polizze.

Un discorso a parte merita la correzione chirurgica della deviazione del setto nasale che molte assicurazioni rimborsano soltanto se conseguente ad un trauma documentato (ad esempio radiograficamente). Nel caso il paziente desideri effettuare una contestuale correzione estetica del proprio naso è consigliabile richiedere il nulla osta alla compagnia assicuratrice, precisando che tutte le spese relative a questa parte dell’operazione saranno sostenute direttamente dal paziente.

Molte novità in Chirurgia Estetica riguardano la cosiddetta chirurgia del rimodellamelo corporeo (body contouring) che viene richiesta da molti pazienti che hanno subito un dimagrimento e che presentano antiestetici eccessi di cute e grasso a livello delle braccia, dei glutei, dell’addome o delle cosce. Le braccia in particolare, sono uno dei punti su cui i chirurghi estetici contano di intervenire sempre più spesso in quanto proprio questa zona, soprattutto d’estate quando ci si scopre di più, tradisce immediatamente l’invecchiamento. Le tecniche sviluppate oggi permettono di ringiovanire le braccia limitando la cicatrice alla sola ascella. Quindi praticamente invisibile. Associata a una liposuzione condotta al si sotto della pelle questa operazione permette di asportare la cute in eccesso con un intervento ambulatoriale e il paziente in anestesia locale. Molta attenzione stanno avendo anche i glutei, come già accaduto alla metà degli anni 90, complici alcune star ne hanno fatto il loro punto di forza. Le ultime ricerche della gluteoplastica hanno mostrato che si possono ottenere ottimi risultati, rimodellando e riempiendo i glutei usando il grasso prelevato da altre zone del corpo e senza ricorrere a protesi artificiali.

Anche negli Stati Uniti quindi come in Italia e nel resto del mondo il chirurgo plastico potrà utilizzare protesi mammarie in silicone per le proprie pazienti. Fino ad oggi infatti i colleghi americani potevano soltanto impiantare protesi mammarie con un guscio di silicone ma ripiene di acqua. Tale modello di protesi presenta però  importanti svantaggi come l’alto rischio di sgonfiaggio che porta ad un seno di volume vistosamente maggiore dell’altro (e quindi alla necessità di un nuovo intervento chirurgico per sostituire la protesi difettata) oppure l’elevata incidenza di pieghe cutanee e palpabilità delle protesi attraverso la pelle. La stessa consistenza al tatto di un seno rifatto con protesi ad acqua era molto più innaturale di quella di un seno in cui era stata impiantata una protesi in silicone. Questi ultimissimi studi confermano quanto  già appurato da anni in Italia e nel resto del mondo ossia che le protesi mammarie ripiene di silicone non solo danno risultati estetici più naturali e soprattutto stabili nel tempo (il rischio di rottura di una protesi moderna di buona marca è infatti molto basso) ma sono anche assolutamente sicure per la salute delle pazienti. Ciò in gran parte è dovuto al nuovo tipo di silicone (altamente coesivo) con cui sono costruite le nuove protesi: questo gel di silicone è molto compatto (“coesivo”) ed anche in caso di rottura della protesi non diffonde all’esterno (in effetti è quasi una specie di spugna più che un vero proprio gel).

In questa sezione potrete leggere tutte le domande e risposte sugli argomenti maggiormente richiesti nell’ambito della chirurgia e medicina estetica.

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